Avambraccio

Traumatologia



Principi di trattamento delle fratture

 

Il moderno trattamento delle fratture si propone di conciliare varie esigenze di ordine meccanico e biologico, in realtà solo apparentemente in antitesi.

La prima esigenza è quella di ridurre la frattura, cioè riportare i frammenti dell’osso nella loro sede e ripristinare la continuità e la normale forma del segmento osseo.

La riduzione, per essere mantenuta nel tempo, richiede una stabilizzazione dei frammenti o fissazione.  Questa avviene utilizzando vari mezzi di sintesi, rappresentati da viti, placche, chiodi, fili metallici. La scelta dei mezzi di sintesi dipende da molti fattori (il paziente, il tipo di frattura, le condizioni della cute, dei muscoli, dei vasi, dei nervi).


L’intervento chirurgico di osteosintesi deve rispettare molti principi meccanici, come il tipo di stabilità che è necessario raggiungere (“assoluta” per le superfici articolari, “relativa” per le fratture lontane dalle articolazioni) e, soprattutto, deve essere rispettoso dell’integrità dei tessuti cosìdetti “molli”; il rispetto della cute, delle fascie, dei muscoli, della vascolarizzazione dell’osso condiziona in modo decisivo il successo nel trattamento delle fratture. Si tratta di utilizzare le tecniche e gli strumenti meno invasivi.  La minore invasività però, non deve mai essere una giustificazione  per una imperfetta riduzione o stabilizzazione della frattura !La fissazione dell’osso deve essere stabile per permettere un’immediata mobilizzazione e consentire una ripresa della funzione del segmento corporeo traumatizzato più precoce possibile.E’ un modo per evitare l’atrofia dei muscoli, dell’osso e la rigidità delle articolazioni.Anche il carico deve essere concesso il più precocemente possibile.Per questa ragione il cosìdetto trattamento conservativo (gessi, tutori, riposo a letto) deve essere, nell’adulto, riservato ai pochi casi di fratture che possono guarire bene anche senza intervento chirurgico, come alcune fratture vertebrali, del bacinoi, del polso o dell’omero prossimale.Le fratture di avambraccio:Si tratta di fratture particolari. Anche se le ossa che vengono fratturate – radio e ulna – sono cosìdette ossa lunghe e le fratture possono verificarsi lontano dalle articolazioni del polso e del gomito – l’avambraccio, nel suo insieme, costiuisce una vera e propria articolazione.  Le rotazioni dell’av
ambraccio, assolutamente indispensabili per una normale funzione dell’avambraccio e della mano (!) sono condizionate dalla perfetta riduzione e dalla stabilizzazione più possibile “assoluta” della fratture.Questa esigenza può essere soddisfatta soltanto utilizzando le placche e rispettando la rotazione, la naturale curvatura delle ossa di avambraccio e la lunghezza relativa del radio e dell’ulna.Un esempio, quasi estremo,  dell’applicazione di questi principi viene illustrato qui, di seguito.